BREXIT: cosa potrebbe/dovrebbe accadere
19 dicembre 2018
Esaminiamo di seguito cosa potrebbe accadere se la Gran Bretagna
uscisse senza approvare il preaccordo con la UE
- In primo luogo non vi sarebbe alcun periodo di transizione, e la UK sin
dal 30 Marzo 2019 verrebbe trattata come un paese “terzo” rispetto alla UE.
Con tutti gli effetti che ne conseguirebbero sia per le merci in dogana che
per i viaggiatori ed i loro bagagli.
- Quindi gli esportatori dovrebbero attenersi a quanto previsto nel codice
doganale della UE, e presentare la dichiarazione doganale di esportazione,
oltre a doversi occupare anche di quanto in materia di importazione
richiederanno le norme della gran Bretagna che, ad esempio, esempio,
potrebbe stabilire nuovi dazi all’import. Verrebbero in tale ipotesi
applicati i dazi previsti dall’Organizzazione Mondiale del Commercio che,
secondo alcune stime, potrebbero significare dazi medi del 5% sul
nostro export verso Londra, ma che potrebbero anche arrivare al 10% per
alcuni settori (agroalimentare, tessile e abbigliamento e automotive).
- In relazione alla tutela doganale della proprietà intellettuale, le
domande presentate nei singoli Stati UE resteranno valide nel paese ove
siano presentate e negli altri Stati, ad esclusione della Gran Bretagna.
- In relazione invece ai contratti commerciali, sarebbe opportuno valutare
fin da subito se l’evento Brexit possa rientrare nella definizione di forza maggiore, ed esaminare anche le implicazioni di un eventuale
inadempimento connesso alla Brexit, per trovare una clausola o una
riformulazione contrattuale che possa consentire la rinegoziazione dei
termini, nel caso in cui il contratto diventi non più redditizio. Così come
considerare se sia possibile sostenere che, in seguito alla Brexit, il
contratto possa decadere per entrambe le controparti.
Se, invece, la UK uscisse alle condizioni concordate con la UE a
Novembre 2018
Il 25 novembre 2018, l'UE a 27 e il Regno Unito - nel corso di una riunione
speciale del Consiglio europeo - hanno approvato il progetto di accordo di revoca, nonché una dichiarazione politica
sulle future relazioni bilaterali. Relazioni che – in caso di ritiro
concordato – interesseranno lo scambio di merci sia tra il Regno Unito e
l'UE a 27, che tra il Regno Unito e paesi terzi. Però, tale accordo di
revoca entrerà in vigore il 30 marzo 2019, solo se sarà stato nel frattempo
approvato dal parlamento britannico e dalla'UE.
Il testo di accordo prevede l’esistenza di un periodo transitorio, previsto
concludersi il 31 dicembre 2020, durante il quale la Gran Bretagna
continuerà ad applicare la legislazione dell'UE e rimarrà nell'unione
doganale dell'UE e nel mercato unico UE. Tuttavia, questo periodo di
transizione potrà essere prorogato per una sola volta, previo mutuo
consenso del Regno Unito e della UE - prima del luglio 2020 - e per un
periodo di uno o due anni, potendosi pertanto prolungare al 31 dicembre del
2021 o del 2022. Nel corso di tale transizione la Gran Bretagna sarà libera
di avviare accordi commerciali con paesi terzi, a condizione che non
applichi una tariffa inferiore alla tariffa doganale comune dell'UE e non
applichi o conceda sul suo territorio doganale contingenti, quote
tariffarie o sospensioni di dazi senza previo accordo con la UE.
Il testo concordato prevede inoltre che, dopo il periodo transitorio, l'UE
e il Regno Unito formeranno parte di un territorio doganale unico.
È decisamente importante sapere che questo territorio doganale unico non è lo stessa cosa che rimanere nella
attuale unione doganale dell'UE, essendo previste apposite formalità. Se,
infatti, la UE e il Regno Unito non saranno stati in grado di concordare
disposizioni dettagliate relative al commercio bilaterale entro il 1^
luglio 2020, si applicheranno le disposizioni di cui all'allegato 3 del
protocollo. Il quale introduce l’obbligo di dotarsi del cosiddetto
"Certificato A di circolazione” all’interno del territorio doganale unico. Se nessuna disposizione dettagliata
verrò concordata entro il 1 ° luglio 2020, il "Certificato di circolazione
A.UK." sarà richiesto per mostrare che le merci sono "in libera
circolazione" e sono state applicate le tariffe e le misure di politica
commerciale richieste anche sui materiali incorporati, importati da paesi
terzi. In altre parole, gli esportatori inglesi che desiderassero esportare
nella UE a 27, dovrebbero richiedere questo certificato alle autorità
britanniche, e viceversa. Per quanto riguarda i requisiti
normativi per i prodotti, l'Irlanda del Nord dovrà continuare ad applicare
le norme dell'UE, per cui verranno applicati controlli e procedure speciali
per garantire che le merci provenienti dal Regno Unito che entrano nella UE
attraverso l'Irlanda del Nord siano conformi alle norme dell'UE.
Nella previsione di controlli doganali che dovrebbero portare a enormi
ritardi alla frontiera, molte aziende UK stanno infatti già facendo piani
per accumulare i prodotti che normalmente importano. Ciò dovrebbe valere
per i beni durevoli o a lunga conservazione (come le bottiglie di vino), ma
sembra valga anche per talune aziende importatrici di prodotti freschi ed aziende farmaceutiche inglesi. Basti
pensare che poco meno di un terzo del cibo consumato nel Regno Unito viene
importato dalla UE. Un fenomeno, quello delle scorte, che sembra accelerato
anche dalla continua svalutazione della Sterlina rispetto all’Euro. In
conclusione, pur supponendo che l’accordo sia ratificato dai due
Parlamenti, sarà necessario mettersi a lavorare intensamente per passare da
linee guida ancora in parte vaghe, ad accordi giuridicamente
vincolanti.(Ved.
Draft Agreement WithDrawal)
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